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Congedo di paternità: ecco le aziende italiane che aiutano le famiglie

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Congedo di paternità, la situazione in Italia. Non è una lotta fra uomini e donne, ma è una battaglia contro le discriminazioni e per le pari opportunità che conviene a tutti. Bisogna fare il punto e guardare con gli occhi dei nostri mariti, padri, fratelli e figli.

Un articolo recente dell’Harvard Business Review racconta le caratteristiche degli “uomini che fanno da mentore alle donne”. E sono tanti. Sono quelli che sostengono un modello di paternità attiva più incline alla “cura” della famiglia. E’ l’indirizzo su cui stanno andando tutti gli Stati che hanno deciso di avere tra le priorità d’intervento la parità di genere.

E in Italia cosa succede?

Intanto da gennaio 2018 siamo passati da 2 a 4 i giorni di congedo parentale obbligatorio per i papà lavoratori. Sempre da quest’anno, il lavoratore dipendente può astenersi dal lavoro per un ulteriore giorno in sostituzione della madre che rinunci a un giorno di congedo obbligatorio. Nonostante i piccolissimi passi avanti degli ultimi anni, l’Italia è molto indietro per quanto riguarda il congedo di paternità. Basti pensare che il disegno di legge che prevedeva 15 giorni di permessi pagati (come in Svezia e Danimarca), è ancora fermo in Senato dal 2015.

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Le aziende che aiutano le famiglie con il congedo di paternità

Ma mentre la normativa segue il suo lento corso, le aziende anticipano i tempi. E, alcune, già da anni riconoscono ai neo padri un po’ di diritti.

Nestlé Italia

Ha deciso di concedere due settimane di congedo paternità ai propri dipendenti. L’azienda si è impegna anche a integrare fino al 100% dello stipendio il trattamento di legge previsto per i congedi parentali. Che scatta quando è il padre a chiedere di stare a casa per accudire il neonato nei primi mesi, al posto della madre.

Luxottica

Mette a disposizione due settimane di congedo retribuito. Cinque giorni subito, che si aggiungono ai quattro previsti dalla legge, e un’altra settimana di permesso all’inserimento dei figli al nido. Forniscono poi, negli anni, orientamento scolastico, borse di studio, libri di testo, assicurazioni sanitaria e sulla vita.

Axa

Ha annunciato che i dipendenti beneficeranno di un congedo minimo di maternità di 16 settimane e di un congedo di paternità di 4 settimane, interamente retribuiti nei 64 paesi in cui ha attività il gruppo. Naturalmente, dove la normativa ha concessioni più larghe, il gruppo riconoscerà quelle.

Intesa Sanpaolo

Prevede inoltre un aumento del 10% della quota retribuita dei congedi parentali se a usufruirne è il padre (attualmente sono pagati al 30% dello stipendio), tre giorni di permessi (non retribuiti) in più ai padri per la malattia del figlio, aspettativa aziendale per puerperio e parto gemellare (sempre non retribuita) estesa anche al padre.

Ubi Banca

Prevede il reintegro del 20% dello stipendio nel caso del congedo parentale facoltativo (pagato di norma il 30%).

San Pellegrino

Ha previsto uno ‘stacco’ di due settimane con retribuzione al 100%.

A2A

Riconosce, oltre i 5 mesi garantiti per legge, un altro mese aggiuntivo che può essere utilizzato da entrambi i genitori.

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L’aspettativa non retribuita si allunga sino ai 12 mesi (6 sono quelli consentiti per legge) per tre aziende che sono particolarmente attente alla conciliazione. Parliamo di Eataly, Zara e Ikea. Quest’ultima, la garantisce ai padri a prescindere dalle condizioni della madre (possono usufruirne entrambi). Misure specifiche anche per le adozioni, in particolare Banco Bpm prevede la concessione di un periodo di due mesi da utilizzare per le pratiche internazionali.

Mellin e Danone prevedono la possibilità di part-time sino ai sei anni di vita del bambino, mentre Fastweb ha istituito il “turno genitori” che consente a mamme a papà di saltare i turni notturni e di lavorare solo nella fascia oraria 9-20. La stessa azienda riconosce inoltre la possibilità di utilizzare di permessi a recupero come “banca ore”. Nei contratti integrativi si fa strada anche l’impegno dei padri nell’inserimento all’asilo nido. Esistono anche “bonus aziendali” per la fruizione di ambulatori pediatrici o di colonie e campi estivi per i figli.

Insomma, le aziende hanno capito che i padri sono cambiati e chiedono soluzioni per avere più tempo da dedicare alla famiglia. Utile è leggere il rapporto “Welfare for People” realizzato da Adapt che analizza 2.000 contratti integrativi cercando di capire come sta cambiando il welfare aziendale. Adapt, per capirci, è la scuola di alta formazione in relazioni industriali e di lavoro fondata nel 2000 da Marco Biagi per Ubi Banca.

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