Disparità di salario: in Italia, il software spia per le aziende, come in Francia. Parliamo del Rapporto Biennale sulle Pari Opportunità.
Ma la vera notizia ci sarà quando saranno disponibili i primi dati estrapolati dal Rapporto. Il documento si occupa della situazione lavorativa del personale maschile e femminile nei luoghi di lavoro. Cosa ci dovremmo aspettare? Ma soprattutto, di cosa si tratta?
Rapporto Biennale sulle Pari Opportunità
Ne abbiamo sentito parlare ad aprile, quando un nuovo decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali rendeva disponibile il nuovo modello di comunicazione. Il Rapporto per il biennio 2016-2017 (prorogato al 30 giugno) doveva essere compilato e presentato dai datori di lavoro di aziende, pubbliche e private, con più di 100 dipendenti.
Nel computo delle 100 unità andavano contati tutti i dipendenti con contratto di lavoro subordinato, indipendentemente dalla qualifica e dall’orario, inclusi quelli in aspettativa. Si doveva tener conto della forza lavoro presente sul territorio nazionale, con esclusione quindi dei dipendenti eventualmente distaccati nelle sedi estere.
Di cosa si tratta?
Uno strumento nuovo? Neanche per sogno. In uso dagli Anni ’90 per evidenziare la disparità di salario. Solo che oggi è in versione aggiornata e in forma elettronica anche nel nostro Paese. Come in Francia.
Durante la compilazione andavano inserite le informazioni relative a ognuna delle professioni, allo stato delle assunzioni, alla formazione, alla promozione professionale, ai livelli, ai passaggi di categoria o di qualifica, ad altri fenomeni di mobilità, all’intervento della CIG, ai licenziamenti, ai prepensionamenti e pensionamenti, alla retribuzione effettivamente corrisposta.
Al termine della procedura di compilazione, il servizio informatico, qualora non avesse rilevato errori o incongruenze, rilascia una ricevuta attestante la corretta redazione del rapporto e il salvataggio a sistema. La redazione online del rapporto e il relativo salvataggio equivalgono alla trasmissione del rapporto che un tempo veniva fatto alla Consigliera regionale di parità. Mentre alle Rappresentanze sindacali aziendali doveva essere trasmessa con modalità telematica, una copia del rapporto e della relativa ricevuta, possibilmente a mezzo Pec.
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Disparità di salario: le sanzioni per le aziende inadempienti
Ma vediamo le sanzioni. In caso di mancato invio del rapporto nei termini di legge, il Servizio Ispettivo presso le Direzioni Regionali del Lavoro, su segnalazione dei soggetti destinatari del rapporto, diffida le aziende a provvedere all’invio entro 60 giorni dalla ricezione.
L’inadempienza è punita con un’ammenda di importo che va € 103,00 a € 516,00. E nei casi più gravi o per reiterata mancata comunicazione, con la sospensione per un anno dai benefici contributivi eventualmente goduti dall’azienda. Ora, con questo sistema, tutto è più semplice. E i dati sono più fruibili.
La “fotografia” del mondo aziendale
Dal Rapporto si ricavano importanti informazioni non solo sullo stock degli occupati dipendenti per sesso e per livello, ma anche sui flussi in entrata e in uscita. Inoltre sulle assunzioni e sulle promozioni, delineando così una prima rappresentazione non solo del risultato attuale delle dinamiche del passato, ma anche i segnali di miglioramento o peggioramento che emergono dalle tendenze più recenti. Sono queste variazioni che segnalano una riduzione o un aumento della diseguaglianza accumulata nel passato.
Due software a confronto: italiano e francese
Anche in Francia il controllo della disparità salariale è in uso. Ma il software francese è venuto dopo la nostra norma. In Francia verrà imposto alle aziende di oltre 50 dipendenti dall’anno prossimo. Le imprese con “ingiustificati” divari tra i salari dei dipendenti devono essere sanzionate finanziariamente dal 2022 in poi. Le lacune salariali saranno multate fino all’1% del budget totale dell’azienda. Le piccole imprese – quelle da 50 a 249 persone – avranno fino al 2020 di tempo per il nuovo piano d’azione.
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