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Donne discriminate sul lavoro: esistono leggi che violano la parità di genere

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Donne discriminate sul lavoro: accade in più di un terzo dei paesi del G20. Il diritto ostacola la piena partecipazione delle donne all’economia. Dove il diritto del lavoro è attento alla gender equality ci sono guadagni evidenti in termini di parità. Infatti, un tasso più alto di occupazione femminile corrisponde a una riduzione del gap di genere nei salari e nelle carriere. E pensare che più di un terzo dei paesi del G20 ha un mercato del lavoro regolato da leggi che limitano le donne nelle loro scelte.

“Nessuna economia può raggiungere il suo massimo potenziale senza un coinvolgimento pieno delle donne e degli uomini”, commenta nella prefazione Kristalina Georgieva, Chief Executive Officer della Banca Mondiale.

Lo studio sulla partecipazione delle donne al lavoro

A confermarlo è l’ultimo studio del World Bank Group, “Women, business and the law”, la quinta edizione di una serie di rapporti biennali. Hanno l’obiettivo di misurare come il diritto ostacola la piena partecipazione delle donne all’economia in 189 paesi del mondo. Lo studio è stato pubblicato dal magazine “InGenere” ed è stato realizzato da Asif Mohammed Islam, Silvia Muzi, Mohammad Amin.

E ne viene fuori un quandro molto interessante:

  • Un diritto del lavoro attento alla parità è associato a tassi più alti di occupazione femminile e salari più consistenti per le donne.
  • Nei Paesi dove le molestie sessuali sul lavoro sono proibite per legge ci sono più imprenditrici.
  • Dove le leggi limitano le decisioni e le abilità delle donne, ci sono meno donne leader nelle istituzioni.

Troppo poche le possibilità per diventare imprenditrici

Insomma, se le istituzioni sono quell’insieme di regole che governano le interazioni umane, quando queste regole sono discriminatorie, possono depotenziare segmenti di popolazione dal punto di vista economico. Questo il sunto.

Lo studio, infatti, spiega come le leggi che discriminano le donne influenzino il loro coinvolgimento nella sfera economica. Prendendo in esame nel loro complesso le leggi che facilitano le disparità di genere collegando queste disparità a una serie di effetti per le donne nel mercato del lavoro. La ricerca analizza più di 60mila aziende in 104 sistemi economici, e mostra come leggi discriminatorie non solo scoraggino le donne alla partecipazione come forza lavoro nel settore privato, ma anche la loro possibilità di diventare manager e imprenditrici.

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Donne discriminate in Italia, regione per regione

Questo è un quadro preoccupante per alcune regioni italiane, protagoniste del primato negativo. Sicilia, Campania, Calabria e Puglia dove lavorano rispettivamente il 29,2%, il 29,4% il 30,2% e il 32% delle donne tra i 15 e i 64 anni. Percentuali che tengono bassa la media nazionale del 48,9%, cresciuta dal 2013 del 2,4%, andando così a raggiungere il famoso record storico di quest’anno, il 48,8%.

Ancora poca cosa se confrontato con una media europea che supera il 60% di donne occupate e cresciuta nello stesso periodo del 3,4%. Soprattutto, se consideriamo che si tratta, per l’Italia, di un risultato favorito dall’innalzamento dell’età pensionabile sulle fasce di popolazione più anziana.

Per approfondire il tema sulle donne discriminate sul lavoro, consulta lo studio completo: https://ideas.repec.org/p/wbk/wbrwps/8202.html

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