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Donne e carriera, dopo la laurea le prime difficoltà: lo dice uno studio italiano

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Donne e carriera. Era il 9 dicembre del 1977 quando il Parlamento italiano approvò la legge n. 903 sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro.

Oggi, passati 40 anni, uomini e donne non sentono di avere le stesse possibilità di carriera. A parità di ruolo non ricevono uguale retribuzione. Le testimonianze di episodi di discriminazione rimangono frequenti mentre molte donne continuano ad avvertire una “fastidiosa” relazione tra aspetto fisico e avanzamento professionale.

Donne e carriera: lo studio su 1000 laureati in Italia

Sono alcuni aspetti emersi dal IV Rapporto Future Manager ”Giovani laureati in cammino tra università e carriera”. Lo studio è curato da Future Manager Alliance, gruppo internazionale di professionisti delle risorse umane specializzati nel mercato del lavoro dei giovani laureati. Nello specifico, analizza aspirazioni e percezioni di un campione di 1000 laureati italiani a distanza di 4 anni dal conseguimento del diploma universitario.

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Il primo impiego: differenze tra uomini e donne

Studiosissime e determinate, sono le giovani laureate. I tempi di inserimento nel mercato del lavoro dopo il conseguimento del titolo non sono molto differenti: il 44% dei laureati trova il primo impiego a meno di un mese dalla data di laurea, contro il 37% delle laureate. Il 14% degli uomini lo trova dopo più di un anno contro il 17% delle donne.

Una volta inseriti nel mercato del lavoro, i laureati mantengono più a lungo la prima occupazione, tanto che il 48% di loro, a distanza di quattro anni, lavora ancora nella realtà in cui ha iniziato la carriera. Una quota che appare molto più bassa sul versante femminile, dove non si supera il 33%.

Il contratto di lavoro: differenze di genere

Le differenze iniziando a vedersi con le modalità di ingresso nel mondo del lavoro: non tanto negli stage (partono con uno stage o un tirocinio il 43% delle laureate e il 40% dei laureati), quanto nelle forme contrattuali. Ad esempio, nei contratti a tempo indeterminato (è il primo contratto di lavoro per il 16% degli uomini e solo per il 9% delle donne) e nel contratto a progetto (il primo contratto per 18% delle donne, e solo per il 9% degli uomini).

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Possibilità di far carriera: i dati non smentiscono la difficoltà per le donne

Sul tema donne e carriera, c’è da aggiungere che il divario di trattamento tra ragazzi e ragazze è ancora molto ampio. Il 75% dei giovani laureati e il 55% delle loro colleghe ritengono che sul piano normativo un uomo e una donna con le stesse credenziali abbiano (sempre o nella maggior parte dei casi) pari opportunità di fare carriera. Ma quando alle stesse persone viene chiesto che cosa accade in pratica, la risposta è ben diversa. Per il 53% degli intervistati e addirittura per l’84% delle intervistate uguali possibilità di avanzamento esistono raramente oppure non si concretizzano mai.

La maternità, per esempio, è prima causa di discriminazione. In più, c’è la percezione di una società particolarmente maschilista e troppi stereotipi negativi nei confronti delle donne. Secondo il campione intervistato, la mancanza di pari opportunità vuol dire doversi prendere carico anche del lavoro famigliare, e che i modi e i tempi dell’organizzazione del lavoro giocano a sfavore delle lavoratrici. Ma, in primis, secondo quasi tutte le intervistate, la mancanza di parità equivale ad avere minori possibilità di carriera.

Differenza salariale: una realtà italiana

Stesso discorso per la pay equality. Il 59% delle intervistate ritiene che in Italia, a parità di ruolo, uomini e donne non ricevano la stessa retribuzione. Recriminano una “equal pay for equal work”. Interessante è che questa convinzione è condivisa soltanto dal 46% del campione maschile.

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