PRESS & NEWS

donne e università carriera
Donne e università: in Italia far carriera è un’impresa, poche le cattedre rosa

Date

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin

Donne e università, la fotografia è deprimente. Ancora una volta, ancora in un altro settore, la disparità tra generi fa notizia. Si chiama “soffitto di cristallo” ed è quella barriera apparentemente invisibile, sociale, culturale e psicologica, che preclude alle donne, che pur affollano e con successo le aule universitarie, l’accesso alle posizioni apicali della carriera accademica.

Lo studio del Ministero, dati alla mano

Lo Stato dell’Arte del Ministero sul personale accademico, lancia un allarme: aumentano ancora le differenze nelle carriere tra uomini e donne. I dati parlano chiaro: nell’area della dirigenza amministrativa, la presenza femminile si attesta al 40%, mentre tra i professori di I o II fascia si riduce a poco più del 31%.

Il genere prevalente è quello maschile (51,3%), inoltre emergono delle differenze tra le varie tipologie di personale. Si osserva, infatti, che le donne costituiscono più della metà del personale tecnico-amministrativo (58,5%), mentre tra docenti e ricercatori la loro presenza scende al 40%. Inoltre, in entrambi i casi si rileva che le donne sono poco rappresentate nelle posizioni di vertice della carriera. Lo schema della struttura universitaria è chiara: 22,3% sono le professoresse ordinarie, 37,2% professoresse associate, 46,6% le ricercatrici e 50,7% le titolari di assegni di ricerca.

LEGGI ANCHE: Donne e carriera, dopo la laurea le prime difficoltà: lo dice uno studio italiano

Donne e università: il confronto con gli altri paesi europei

Tale situazione è, tuttavia, abbastanza comune e diffusa anche in altri paesi europei per quanto riguarda il binomio donne e università . La percentuale di donne afferenti al Grade A, corrispondente ai professori ordinari italiani, in Europa è pari a circa il 21%. Tra il 2010 ed il 2013 la presenza delle donne a questo livello è aumentata in tutti i paesi europei, sebbene in misura diversa.

Ad esempio, in Ungheria e Danimarca si osserva un aumento della quota femminile di oltre 3 punti percentuali (rispettivamente da 20,6% a 24,1% e da 16,1 a 19,2). Mentre in Francia e nei Paesi Bassi l’incremento è inferiore ad 1 punto percentuale (rispettivamente da 18,7% a 19,3% e da 14,6% a 15,4%). L’Italia, in linea con la media europea, registra un incremento di circa 1 punto percentuale (da 20,1% a 21,1%) ed una quota di donne professore ordinario più alta rispetto a quella di Spagna, Francia e Germania.

Il Progetto Donne&Scienza

Sono alcune delle imbarazzanti statistiche che riguardano il nostro paese, nonostante le crescenti iniziative per ridurre la discriminazione di genere. Discriminazione che avviene soprattutto per quanto riguarda le discipline scientifiche. Lo studio del Consiglio Europeo della Ricerca, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Anvur, Joanneum ed Eurostat racconta questo pezzo di mondo accademico grazie anche al progetto “Donne&Scienza”.

Perché le donne spesso non ce la fanno?

Le difficoltà di avanzamento di carriera delle donne sono spesso connesse a una loro presunta minore competitività e produttività. I dati mostrano che le donne meno spesso degli uomini sono riconosciute come le responsabili scientifiche di una pubblicazione di ricerca. Inoltre, nella competizione per l’accesso ai fondi di ricerca, hanno minori tassi di vittoria rispetto agli uomini, insomma partono già svantaggiate. Molti degli abbandoni del lavoro accademico sono legati alle condizioni difficili delle donne. Molto più degli uomini, infatti, si trovano a dover conciliare impegni fuori e dentro casa. Uno squilibrio di genere che si accentua in alcune aree disciplinari, ad esempio fisica e ingegneria industriale, e nei livelli gerarchici più alti (solo il 21% di docenti di prima fascia è donna).

Del “soffitto di cristallo” si parla da almeno due decenni e, dopo qualche miglioramento iniziale, ora sembra esserci addirittura un’inversione di tendenza. Al lavoro, dunque!

LEGGI ANCHE: Stem: ecco le aziende che favoriscono le donne nelle materie scientifiche

leggi tutti gli
articoli