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Lavoro femminile e i progetti del Lazio: intervista all’assessore Lucia Valente

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Lavoro femminile nel Lazio: i progetti della Regione che accelerano il cambiamento. L’intervista all’Assessore della Regione Lazio Lucia Valente sulle iniziative che guidano la ripresa economica.

Dai riconoscimenti di Comune alla Pari a tante amministrazioni che si sono distinte nelle politiche di parità di genere fino al “Contratto di ricollocazione Tempi di Vita”.

L’Assessore della Regione Lazio Lucia Valente, con delega al Lavoro, Pari opportunità e Personale, racconta il suo impegno politico nella convinzione che il lavoro costituisca l’ossatura dell’indipendenza femminile.

L’Italia non è un Paese per donne. Le statistiche sul lavoro femminile ce lo ricordano impietosamente tutte le volte. Cosa può fare la politica?

Gli ultimi dati pubblicati dall’Istat in riferimento all’occupazione femminile indicano passi in avanti positivi. A giugno di quest’anno si è raggiunto il 48,8%, il valore più alto dal 1977. All’incremento occupazionale in valore assoluto, inoltre, è associata anche una buona qualità occupazionale. Sempre secondo l’Istituto di statistica, infatti, il numero di occupati dal 2014 a oggi è cresciuto di oltre 800 mila unità su scala nazionale, di cui i 2/3 dei contratti sono a tempo indeterminato.
Naturalmente c’è ancora molto da fare, soprattutto per le più giovani, ma i dati indicano che siamo sulla strada giusta.

La disoccupazione femminile o l’impoverimento delle famiglie o il numero crescente di giovani donne senza un reddito non fa notizia. Secondo lei perché?

Credo ci sia ancora un retaggio culturale di cui a volte le stesse donne sono vittime. Talvolta la disoccupazione femminile viene valutata con meno gravità di quella maschile. Entrambe devono essere combattute e devono avere la giusta attenzione, tanto politica quanto mediatica.

Cosa ha trovato nella Pubblica Amministrazione?

Prima dell’insediamento della giunta Zingaretti nell’amministrazione regionale esistevano poche politiche specifiche a sostegno delle donne. Con il presidente Zingaretti abbiamo invece voluto investire molto sulle donne, e non solo per proteggerle da forme di discriminazione ma rendendole parte attiva del più generale cambiamento del Lazio. Lo facciamo con innumerevoli progetti, capaci di dare risposte mirate in relazione alle diverse esigenze e capaci di intervenire a 360 gradi nell’universo femminile.

In Italia, le lavoratrici che scelgono di mettere al mondo un figlio rischiano di restare disoccupate. La politica non dovrebbe intraprendere la strada in accordo col mercato?

La materia è vastissima. Le racconto alcuni progetti sul lavoro femminile che ho avviato come Assessore al Lavoro e alle Pari Opportunità per incentivare e supportare l’occupazione giovanile.

Con uno stanziamento di 6 milioni di euro abbiamo avviato il “Contratto di ricollocazione Tempi di Vita”. Si tratta di una misura di politica attiva costruita su misura per le donne disoccupate con bambini fino a 6 anni di età, per accompagnarle nella ricerca attiva di un’occupazione.

Le donne vengono prese in carico dai centri per l’impiego e dagli enti accreditati, partecipano a corsi di orientamento e di formazione professionale. Per agevolare le mamme abbiamo previsto anche dei voucher per nidi e servizi di baby sitting durante la partecipazione del contratto. Gli esiti occupazionali non li conosciamo, perché il bando è ancora in corso, ma ci sono state già le prime assunzioni e siamo molto fiduciosi.

Inoltre, altri incentivi sono previsti per le microimprese femminili. Con avvisi pubblici abbiamo finanziato nuove attività e aiutato a rafforzare quelle già costituite, offrendo finanziamenti a fondo perduto. Abbiamo così aiutato decine di donne in tutto il Lazio.

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Quale è secondo lei il primo pregiudizio da sfatare nell’assunzione di una donna?

Un pregiudizio diffuso tra alcuni datori di lavoro è che gli impegni familiari interferiscano negativamente sul rendimento lavorativo delle donne. Non posso che stigmatizzare tale pensiero, convinta che le donne siano lavoratori affidabili e capaci non meno dei loro colleghi.

Donne e lavoro, ci sono dati importanti che riguardano il Lazio?

Il Lazio è la regione in testa alla classifica nazionale delle imprese al femminile. In Italia, secondo un recente studio del Censis e Confcopertative, tra il 2014 e il 2016 sono state le imprese femminili a guidare la ripresa con un +1,5%. Valore triplo rispetto alla crescita del sistema imprenditoriale generale. Nella nostra regione, il dato è ancora più apprezzabile, con un +3,1% di crescita di imprese rosa. Questo fermento evidenzia quanto il lavoro delle donne rappresenti una risorsa per il Lazio e per il Paese intero.

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Donne e lavoro, qualche caso fortunato?

I casi fortunati sono migliaia. In diverse occasioni ho incontrato le donne che ce l’hanno fatta. In particolare, imprenditrici che, grazie anche a finanziamenti regionali, hanno aperto attività in proprio. Dalla piccole attività più tradizionali alle realtà imprenditoriali più innovative e capaci di competere a livello internazionale.

I dati confermano il perdurare dei fenomeni discriminatori che penalizzano fortemente le donne. Un Paese senza speranza?

No, affatto. La piena parità è ancora lontana, ma le cose nel lavoro femminile stanno cambiando, grazie a leggi specifiche e al diffondersi di una cultura dell’uguaglianza. Come Regione Lazio puntiamo sulle nuove generazioni, promuovendo iniziative nelle scuole sulla prevenzione e il contrasto a ogni forma di discriminazione. Come donna e come amministratore sono fiduciosa che le energie spese per la lotta alla discriminazione porteranno i giusti risultati.

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