“Oggi il 30% dei sommelier italiani è donna e il 28% delle cantine italiane sono dirette da donne”. A snocciolare queste percentuali, è Donatella Cinelli Colombini, Presidente dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino.
Donatella è anche titolare del Casato Prime Donne a Montalcino, dove produce Brunello, e della Fattoria del Colle a Trequanda, dove si producono il Chianti Superiore DOCG e il Cenerentola DOC Orcia.
Un mondo un tempo declinato tutto al maschile, ma che oggi sta cambiando. Lentamente, ma con risultati eccellenti. Come raccontano le scelte coraggiose che molte imprenditrici hanno fatto in vigna e in cantina, decidendo di coltivare e vinificare vitigni locali sconosciuti, rari e in alcuni casi quasi estinti. “Una scelta spesso controcorrente che ora ci sta premiando”, racconta la Cinelli Colombini in questa intervista a Winning Women Institute.
Come procede il connubio vino-donne?
Bene, ci sono sempre più donne nel mondo del vino. Attualmente il numero delle donne enologhe, giornaliste di vino cresce costantemente. Le tre riviste USA più importanti in materia di vino – Wine Spectator, Wine Advocate e Wine Enthusiast – hanno tre donne come editor che assaggiano e giudicano i vini italiani.
Che specialità hanno le cantine guidate da donne?
L’uomo è più accentratore, le donne delegano di più. Le cantine dirette da donne sono come dovrebbero essere tutte le cantine italiane: aperte al pubblico (91%), orientate ai vini di qualità (69% di vini DOC-DOCG, mentre la media nazionale è il 38%) rispettosa dell’ambiente (27% bio o biodinamica), fortemente impegnate nell’export e nella diversificata con attività di ristorazione e pernottamento.
Come e perché è nata l’Associazione Nazionale Le donne del vino?
L’Associazione è nata nel 1988 con lo scopo di promuovere la cultura del vino e il ruolo delle donne nella società e nel mondo del vino. Fu fondata da Elisabetta Tognana, una produttrice veneta che possedeva un’azienda agricola nel Chianti Classico. Nei primi anni creò una piccola rivoluzione, che ha contribuito enormemente a promuovere la presenza femminile nelle imprese enologiche. Tutt’ora la nostra associazione di Donne del vino è la più grande del mondo.
Cosa dovrebbe fare la politica per accorciare il gap gender?
Realizzare asili nido e scuole primarie a tempo pieno anche in campagna. Le donne in Italia lasciano il lavoro dopo la nascita del secondo figlio perché hanno delle spese enormi con scuole materne e baby sitter.
La presenza femminile di chi si occupa del vino nei ristoranti è ancora scarsa, specialmente fra i ‘main chef sommelier’. Perché?
Chi lavora nelle sale dei ristoranti ha orari lunghissimi, soprattutto di notte.È difficile farsi una famiglia e soprattutto allevare dei bambini con gli orari di lavoro di un ristorante. È dura per gli uomini ma per le donne è durissima.
Stando al Rapporto “Donne al lavoro, la scelta di fare impresa”, le donne sono più brave a fare impresa, cosa ne pensa?
È vero. Soprattutto negli anni della crisi le imprese dirette dalle donne si sono dimostrate più flessibili e veloci nel reagire alle difficoltà. Per questo, fra le imprese che hanno chiuso, la percentuale è più bassa in quelle con direzione femminile.
Ha avuto difficoltà ad affermarsi nel campo vinicolo, quasi esclusivamente maschile?
Ho avuto difficoltà ad avere un ruolo. Solo grazie al mio successo nel turismo del vino ho avuto la credibilità per parlare in ambiti importanti e soprattutto per essere ascoltata. Una strada in salita.
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