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Leadership femminile: il talento (inespresso) raccontato da Marina Brogi

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Leadership femminile: il (super) talento inespresso di molte donne che lavorano in azienda. Ne abbiamo parlato con Marina Brogi.

Professore ordinario di International Banking and Capital Markets e Vicepreside della Facoltà di Economia all’Università La Sapienza di Roma, Marina ci ricorda che “E’ decisiva la centralità della persona”. E che la diversità è uno strumento utilissimo al business. E che la leadership femminile è essenziale.

Lei è una donna che “ce l’ha fatta”. Ha dovuto rinunciare a molto?

Occorre essere disciplinati e motivati, ma penso che la conciliazione sia possibile. Di certo mi sono impegnata a fondo, ma penso di non aver fatto grandi rinunce.

Cosa pensa delle quote rosa?

Penso che siano una forzatura necessaria. Anche se la mia storia dimostra come sia possibile essere nominati nei CDA anche senza la legge sul genere meno rappresentato. Tuttavia, penso che la legge faciliti una maggiore diversità nei Consigli di Amministrazione. E non si tratta solo di un tema di equità, la leadership femminile è positiva per il business per avere punti di vista complementari.

In questo momento è necessario individuare strumenti per raggiungere la parità di genere nella vita pubblica. Che fare?

Se l’obiettivo è la vita pubblica, anche in campo politico si potrebbero inserire delle quote. La ripartizione dei compiti in casa è un fatto culturale che si modifica molto lentamente. Nel mondo del lavoro occorre favorire strumenti di conciliazione aziendale. Come? Favorire gli asili nido per le grandi aziende e sgravi fiscali per le donne che lavorano e devono pagare un aiuto domestico.

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Che doveri hanno le imprese?

Pagare in modo uguale uomini e donne che svolgono le stesse mansioni e favorire la conciliazione sia per i lavoratori sia per le lavoratrici. Ad esempio, tranne i casi in cui è davvero impossibile, sarebbe opportuno fissare le riunioni in orari che facilitino la partecipazione anche di chi magari ha compiti familiari. In altri termini, non dopo le 18 di sera.

Quali vantaggi, secondo lei, ottiene un’azienda applicando criteri di gestione orientati dall’equità di genere?

Penso che riesca a valorizzare le competenze sia degli uomini sia delle donne.

Assumerebbe mai una donna incinta?

Sì. Quando una donna è motivata a lavorare è efficace quanto un uomo. Non sempre la fiducia viene ripagata, tuttavia mi esporrei a dare fiducia ad una donna incinta pensando che saprebbe dimostrare di meritarsela.

Quali sono le maggiori criticità per le donne nell’attuale mercato del lavoro?

Almeno tre. L’eredità del passato, che richiede un cambiamento culturale che di necessità sarà graduale. Poi la carenza di modelli di ruolo positivi, sono poche le donne che riescono. Troppi gli stereotipi negativi. Se una donna esce a pranzo con il suo capo, c’è sempre qualcuno che si permette di fare delle insinuazioni. Lo stesso non avviene se si tratta di una colazione tra uomini.

Molte donne credono che è solo una questione di meritocrazia. Cosa direbbe loro?

Che non sono d’accordo e che sono a favore di qualsiasi misura possa rendere più facile il cammino delle altre. Non bisogna cedere alla tentazione di chi ci dice che siccome noi ce l’abbiamo fatta allora non servono altre misure. Quando anni fa mi sono esposta pubblicamente a favore della legge sulle quote qualcuno mi aveva detto che non dovevo farlo. Sa perché? Dicevano che avrei sminuito i miei risultati in quanto gli altri avrebbero pensato che ero nei consigli perché ero donna e non perché ero brava.  La grande fatica che hanno fatto alcune donne per arrivare può portarle ad essere meno generose di quello che potrebbero essere. Sono convinta però che si tratti di una minoranza.

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Molti uomini ritengono che il problema non esista, che la parità c’è già. Cosa ne pensa?

Una frase in francese che secondo me rende l’idea: Il est difficile d’être une femme. Il faut penser comme un homme. Avoir la dignité d’une dame. Ressembler à une jeune fille. Et travailler comme un cheval. Per arrivare le donne devono lavorare di più, anche contro gli stereotipi: volubile come una ballerina, acida come una zitella, sono solo alcuni.

Perché le aziende dovrebbe scommettere su una nuova leadership femminile?

Le aziende devono cercare leader di talento, le donne spesso hanno uno stile di leadership inclusivo e comunicativo e sono quindi adatte a sviluppare l’organizzazione.

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