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Maternità e lavoro: 400 euro per le mamme quando i papà sono in congedo

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In tema di maternità e lavoro, la condivisione è il primo passo per un accesso equo al mercato del lavoro.

I giorni di congedo obbligatorio sono raddoppiati per i padri nel 2018, passando da 2 a 4. Piccoli passi, rispetto alla strada ancora lunga per una genitorialità condivisa.

Uno di questi passi su maternità e lavoro l’ha provato a fare anche la Regione Piemonte con la sua assessora alle Pari opportunità (e non solo). Monica Cerutti, infatti, ha avviato R.I.E.N.T.R.O (Rimanere Entrambi Responsabili e Occupati).

Maternità e lavoro, ecco un piano per la famiglia

R.I.E.N.T.R.O è un intervento unico in Italia, che prevede l’apertura di un bando a cui possono far domanda le mamme lavoratrici. Le madri otterranno così un contributo volto a sostenere il loro rientro lavorativo. Proprio nel caso in cui il padre fruisca del congedo parentale. “Dal 1992 con la Raccomandazione 92/241/CEE è stata richiesta una maggior partecipazione dei padri nella cura dei figli. E quindi una promulgazione di una legislazione che sia gender neutral, al fine di dare ai genitori che lavorano specifici diritti in materia di congedi parentali”, racconta in questa intervista a Winning Women Institute.

Ci racconta dell’iniziativa “RI.ENT.R.O.”?

Questa misura è stata concepita come incentivo per le madri con la condivisione del padre. Precisamente consiste in un intervento rivolto alle madri, sia che siano lavoratrici dipendenti sia autonome. E già questo è un grande passo. L’incentivo è valido anche in caso di adozione o affidamento di minori.
Viene riconosciuto in un’unica soluzione al termine della fruizione da parte del papà del congedo parentale. In particolare, l’importo di 400 euro viene erogato per ogni mese in cui il padre ha fruito del congedo, fino al 12esimo mese di vita del bambino. 18esimo nel caso di minori in situazione di grave disabilità.

Per i nuclei monoparentali composti dalla sola mamma, invece, l’incentivo, in questo caso è di 500 euro. Un contributo che viene riconosciuto, al termine del congedo, a fronte del suo ritorno al lavoro, fino al 12esimo mese di vita del bambino. 18esimo nel caso di minori in situazione di grave disabilità.

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Un contributo economico e non solo?

Di fondo è una concezione generale che cambia, e cioè una visione di genitorialità condivisa. E cioè pari carichi che legano la mamma al papà. È un modo per sostenere quello che è una collaborazione effettiva in termini di redistribuzione dei carichi. Ora il budget a disposizione è di 500 mila euro, vedremo come sarà accolto dalle famiglie.

Cosa pensa delle quote di genere?

Uno strumento necessario. Sono forzature necessarie che possono determinare quei cambiamenti culturali di cui si ha bisogno per invertire la rotta. Bisogna guardarle con attenzione e preservarle perché tanto hanno fatto per cambiare. Basta vedere gli esisti positivi che ha avuto la Legge Golfo-Mosca.

Il 41% della popolazione femminile ha dovuto, forzatamente, lasciare il lavoro. C’è una ricetta?

Il tema maternità e lavoro è complesso perché riguarda molti aspetti della vita sociale, economica del Paese. Quindi la ricetta deve essere complessa e non risolvibile in un’unica misura. Però devo dire che la primissima cosa da fare è assolutamente quella di incrementare le risorse destinate ai servizi. La parola chiave, non dimentichiamoci, è “servizi”. Asili nido, aiuto agli anziani, disabilità supportate. Perché bisogna alleggerire le responsabilità di cura di uomini e donne.

Quale è secondo lei il primo pregiudizio da sfatare nell’assunzione di una donna?

Una delle questioni basilari è che la maternità deve essere considerata un valore e non un peso per l’azienda. Una questione non ancora metabolizzata, recepita dalle donne stesse. Perché se guardiamo i dati dei processi formativi, le ragazze vincono sui ragazzi, ma poi il gap comincia quando si ha un figlio. E poi c’è anche un altro aspetto importante, ed è quello di pregiudizi nei confronti delle donne nelle professioni di carattere tecnico e scientifico. Le questioni sono tante, tanti aspetti da affrontare per cambiare il modello culturale che le discrimina.

Il modello di Certificazione di Winning Women Institute analizza lo status sulla parità di genere nei contesti aziendali. Quale situazione si trova nelle cariche pubbliche, nelle partecipate?

In Piemonte c’è il progetto “Più donne nei Cda”, che si occupa di monitorare le cariche. Quindi, stiamo raccogliendo i numeri e i dati capillarmente, per avere un quadro preciso della situazione nella Regione. Poi una volta finito il monitoraggio, avanzeremo delle proposte per di indirizzo per intervenire sui numeri.

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Monica Cerutti, Assessora alle Pari Opportunità Regione Piemonte

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