Vinitaly più rosée che mai, inteso come donne che si occupano di vino. Sono sempre più numerose e competenti le donne in questo campo. Il futuro del vino italiano si tinge di rosa.
Un trend che ha trovato conferma appunto a Vinitaly, dove la loro presenza si sta facendo sentire a tutti i livelli: sommelier, enotecarie, ristoratrici, giornaliste, critiche e, naturalmente produttrici. Queste, secondo l’associazione “Donne del vino”, sono davvero tante, visto che ormai più di un quarto delle imprese italiane sono condotte da donne. Oltre 19.500 su 73.700.
Le signore del vino italiane
A far parte dell’esercito “rosa” ci sono imprenditrici note e affermate. A cominciare da Marilisa Allegrini, alias Signora dell’Amarone, continuando con José Rallo che a Marsala porta avanti l’azienda di famiglia Donnafugata. Luisa Todini, manager e politica, cresciuta tra i filari di vite nella sua Todi. E ancora Anna Fendi, celeberrima firma della moda che da un po’ di anni seleziona etichette italiane di alta gamma. Per non parlare di Chiara Lungarotti che, con la sorella Teresa, porta avanti l’azienda di famiglia nel suggestivo borgo di Torgiano, tra Perugia e Assisi. Tiziana Frescobaldi, un marchio storico e blasonato, è riuscita a comunicare il vino attraverso l’arte.
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“Rispetto a 20 anni fa tutto è cambiato ma c’è ancora molto da fare per una piena affermazione della presenza femminile”, afferma Donatella Cinelli Colombini, presidente dell’associazione “Donne del vino”. Una presenza che ha grande capacità e tenacia, soprattutto su temi importanti come “l’appello per la conservazione dei vigneti al posto dei nuovi impianti. L’anno scorso abbiamo fatto un focus sui vitigni autoctoni, quest’anno sulle vigne vecchie anche di 80 anni”. Perché se i vecchi vigneti producono poco, tuttavia hanno una finezza che i nuovi non hanno, di qui l’importanza di conservarli con pratiche molto attente.
La parola a chi ce l’ha fatta
Ma quanto è stato ed è difficile per una donna entrare in questo mondo? “È difficile soprattutto per chi non ha la titolarità di un’azienda. E dunque per le enologhe, le giornaliste, le sommelier, per loro – rimarca Cinelli Colombini– è più dura”.
“La chiave del successo delle donne – racconta Marilisa Allegrini – credo stia nella loro sensibilità ed attenzione al dettaglio, sia in merito alla produzione che al marketing. È inoltre innegabile una maggiore propensione alla comunicazione, aspetto oggi indispensabile per le aziende del vino”.
Il nuovo che avanza a Vinitaly
A Vinitaly si è fatto il punto sui progetti al centro dell’azione. Icorsi sulla comunicazione di genere e sui consorzi e un progetto che si chiama Future, da un’idea di Alessandra Boscaini. Riguarda un archivio elettronico delle attività formative dirette alle giovani under 30 offerte dalle aziende delle Donne del vino. E quindi cantine, enoteche, agenzie di pubbliche relazioni, ristoranti.
“Le donne gestiscono il 30% delle aziende – ha detto Todini. E hanno la capacità di andare oltre ed essere lungimiranti anche dal punto di visto finanziario”.
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