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Welfare aziendale: in Italia cresce ogni anno, molti i vantaggi economici per le aziende

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Welfare aziendale: per le aziende è diventato un vantaggio economico e in Italia cresce ogni anno. Buoni pasto, casse sanitarie, contributi previdenziali e assistenziali, istruzione, rimborsi e tanto altro. In una parola welfare aziendale.

Cioè l’insieme delle iniziative di natura contrattuale o unilaterali da parte del datore di lavoro. Iniziative volte a incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia attraverso una diversa ripartizione della retribuzione. Che può consistere sia in benefit di natura monetaria sia nella fornitura di servizi, o un mix delle due soluzioni.

Il vantaggio è sia per il lavoratore che per l’azienda

E quello che oggi sostituisce il welfare statale. Una politica sociale per vincere quel binomio di cura-lavoro, tutto sulle spalle delle donne. Dalle possibili agevolazioni fiscali all’eventuale ritorno in termini di retention ed employer branding, tante le soluzioni. Infatti oggi, bisogna dire, che investire risorse in progetti di welfare aziendale può essere vantaggioso per un’azienda. Perché? Semplificando, potremmo dire che, l’attuale quadro normativo prevede infatti che tali beni non concorrano alla formazione di reddito da lavoro dipendente e consentano all’azienda di beneficiare della deducibilità dei costi.

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Il Rapporto sul welfare italiano 2018: dati in crescita

E dobbiamo comunque rallegrarci e tirare un sospiro di sollievo perché il welfare aziendale in Italia cresce. Migliora il benessere dei dipendenti e aumenta la produttività delle imprese. È quanto emerge dal Rapporto Welfare Index Pmi 2018, promosso da Generali Italia con la partecipazione di Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni. Per il terzo anno ha analizzato il livello di welfare in 4.014 piccole medie imprese italiane (circa il doppio rispetto al 2016), superando nei tre anni le 10 mila interviste.

In particolare, il rapporto mette in evidenza una stretta correlazione tra il miglioramento del benessere, la soddisfazione dei lavoratori e la crescita della produzione aziendale. Questi fattori secondo il 42,1% delle imprese sono il principale obiettivo nelle scelte di welfare.

In questi anni il welfare aziendale è stato regolato da un nuovo impianto normativo, modellato dalla legge di stabilità 2016. E successivamente rafforzato dalle leggi di stabilità 2017 e 2018, che con robusti incentivi fiscali ha promosso gli investimenti delle imprese a sostegno del benessere dei lavoratori e delle loro famiglie.

Il welfare aziendale protagonista nei contratti di lavoro

Contemporaneamente si è aperta una nuova fase delle relazioni industriali che ha messo il welfare aziendale al centro dei rapporti di lavoro. Poi un ruolo importante è stato assunto dai contratti aziendali e territoriali. Secondo le statistiche fornite dal Ministero del Lavoro, a febbraio 2018 i contratti attivi comprendenti premi di risultato sono 8.899, di cui 7.356 aziendali e 1.543 territoriali. Quasi la metà di questi accordi, 3.645 (41,6% del totale) hanno introdotto misure di welfare aziendale.

Andando oltre i premi di risultato e considerando in generale i contratti integrativi, è significativo un dato statistico fornito dalla Cisl. Nel 2015-2016 la quota di contratti che avevano definito misure di welfare era raddoppiata rispetto al biennio precedente. E il welfare aziendale era già divenuto la terza materia più trattata nei contratti, dopo il salario e le ristrutturazioni aziendali.

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