Il punto è sempre lo stesso: la conciliazione donne e lavoro. La solita storia fatta di rinunce e di opportunità di carriera buttate al secchio. E il welfare per le donne? In un libro la situazione attuale in Italia.
Il nuovo libro di Filippo Di Nardo
Un fenomeno che si può quantificare, secondo l’Istat, in circa 10 milioni in un arco temporale di 10 anni. In altri termini, questo significa che il 41% della popolazione femminile tra i 18 e i 74 anni ha dovuto, forzatamente, lasciare il lavoro o abbandonare la crescita professionale. A raccontare questo spaccato di mondo, il volume curato da Filippo Di Nardo dal titolo “Un welfare aziendale per le donne”, edito da Guerini Next.
Il libro approfondisce le modalità attraverso cui gli strumenti di welfare per le donne in azienda divengono delle valide forme di sostegno per conciliare i carichi di cura familiari e quelli lavorativi. L’analisi parte dai bisogni e dalle necessità che tradizionalmente riguardano la donna e il suo doppio ruolo di lavoratrice-madre.
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Presenti anche i contributi di autori esperti e legati a importanti realtà che quotidianamente si occupano del tema. Percorsi di secondo welfare, presente attraverso il contributo di Franca Maino e Giulia Mallone. Essi evidenziano come la diffusione del welfare per le donne all’interno delle imprese italiane stia divenendo un fattore decisivo, soprattutto per alcune categorie. Tra queste vi sono, in primis, le donne.
Importanti anche alcune interessanti case history di imprese (dalla tata on demand alle polizze sanitarie, ai viaggi). Tra queste si segnalano: Cambiaso Risso Marine, Ernst & Young, Fater, Fondazione Poliambulanza Istituto Ospedaliero di Brescia, General Electric Italia, Micron, Gruppo Nestlé Italia, Sara Assicurazioni, Sanofi, Trans-Edit Group, Unicredit.
Studi e report sul welfare per le donne
Infine, è presentata una ricerca realizzata nel 2017 da Manageritalia e Edenred. Incentrata sul tema del welfare aziendale e focalizzata sul punto di vista delle donne manager e dirigenti. La survey approfondisce le opinioni che questo gruppo di lavoratrici ha sviluppato verso gli strumenti di welfare e, in particolare, verso i meccanismi di flessibilità oraria e lavorativa.
Ma la cosa veramente interessante è quanto emerge al Rapporto di Censis-Eudaimon sul welfare aziendale. Welfare che ha un valore potenziale di 21 miliardi di euro se esteso a tutti i lavoratori del settore privato. Solo il 17,9% degli occupati sa esattamente di cosa si tratta.
Per il 58,7%, invece, meglio le prestazioni di welfare degli aumenti retributivi. Favorevoli soprattutto i dirigenti, i laureati e gli occupati con redditi elevati. Meno consenso tra operai e lavoratori con stipendi bassi, alle prese con una «fame» arretrata di reddito (+178% di famiglie operaie in povertà assoluta tra il 2008 e il 2016). I servizi più richiesti? Polizze sanitarie e previdenza integrativa.
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